Inps: ridurre del 3% i giorni di malattia dei lavoratori

Parola d'ordine: risparmio. E, in nome della crisi, si fa leva anche sui giorni di malattia dei lavoratori. Secondo una circolare dell'Inps, infatti, quest'anno i permessi devono essere ridotti del 3% rispetto al 2012. E, per raggiungere questo obiettivo, le visite fiscali devono essere più fiscali

 Il documento dell'Istituto nazionale di previdenza è del 16 gennaio scorso e serve per la «programmazione e il budget delle strutture territoriali nel 2013». Negli obiettivi fissati si parla di «incremento del 3% degli importi recuperati per effetto della riduzione della prognosi». Riduzione della prognosi, cioè meno giorni di malattia: questo il nodo.
Per questo, devono venire intensificate le visite fiscali. Il medico, infatti, può ridurre o addirittura cancellare il permesso dal lavoro se il malato (e il certificato) sono immaginari
Non capita spesso ma quando succede l'Inps risparmia visto che dal quarto giorno di malattia in poi è proprio l'istituto di previdenza a pagare stipendio e contributi al posto del datore di lavoro. Cancellare qualche giorno di permesso, quindi, vuol dire per l'Inps limare una voce di spesa che vale ogni anno 2 miliardi di euro
«In questo modo l'istituto dice che il 3% dei certificati firmati dai medici di famiglia è falso», protesta Roberto Carlo Rossi, presidente dell'ordine dei medici di Milano. «Hanno messo la malattia delle persone alla voce costi, come la carta per le stampanti o il toner. Inaccettabile»
Una serie di obiezioni che Rossi ha spedito per lettera all'Inps, con parole accorate: «Il medico che formula una prognosi non può e non deve seguire logiche di carattere economicistico». Ricordando che la legge e il codice deontologico «vietano qualsiasi atteggiamento compiacente» del medico e ne garantiscono «l'indipendenza e la libertà di giudizio»
Per il momento la sua lettera è rimasta senza risposta. E dall'Inps parlano di polemica esagerata. Perché quella circolare è solo un documento di programmazione interno. E perché la riduzione del 3% è una «tendenza attesa, che deriva anche dall'andamento degli ultimi anni». Ma il dibattito è aperto perché l'Inps è disponibile a un «tavolo di confronto a livello nazionale»